La composizione delle musiche dello spettacolo si è orientata in una direzione ben precisa: utilizzare un linguaggio di facile presa sui ragazzi, nel tentativo di avvicinarli ancor di più ad un tema che purtroppo è sempre di tremenda attualità. La musica è di per sé un linguaggio, ma come tutti i linguaggi può essere plasmato a seconda delle esigenze: è proprio per questo che si è pensato di utilizzare ritmi e armonie tipiche della scuola napoletana, con uno sguardo alla forma musical. Nello specifico, il lavoro consta di diverse musiche di scena e due canzoni principali: ‘A Zumpata e Ladri di sogni, brani che caratterizzano rispettivamente il primo e il secondo atto. Nel primo atto la ritmica è parte integrante della narrazione, serve come lancio ai filmati, aiuta in alcuni momenti un’azione scenica volutamente concitata, fino a trovare piena realizzazione nella canzone 'A Zumpata che sembra voler "cucire" e “realizzare” ritmo e armonie, precedentemente proposte in maniera velata o elaborata. Un piccolo cenno merita anche l’inno alla camorra, composto sulla falsariga di un inno massonico del 1860, ma “calato” nelle memorie tipicamente napoletane. Anche il secondo atto è caratterizzato dall’utilizzo di parti della canzone diversamente elaborate e arrangiate, ma in questo caso la musica presenta i vari personaggi, le loro storie, i loro sogni rubati: si è pensato quindi ad un tempo più melodico, cantabile, che si prestasse appunto ad essere “scomposto”, sezionato e variato, un tema che tuttavia esplode nella forma “ballata” nella sua stesura definitiva rendendo così le parole del ritornello un inno alla speranza, un chiaro messaggio della volontà di non rassegnarsi e di non permettere a nessuno di rubare i propri sogni.
Fabrizio Romano