SIRENATA
 

Una poesia per Napoli

 

Scrivo perché il ricordo non si perda
di quando fu radiosa la mattina.
Finì di Dio lo sputo nella merda
e ne nascesti tu, dolce assassina,
madre-puttana nostra. Si disperda
la figliolanza tua nella latrina!

Tu come fior da sterco germogliasti
e come fior mandasti dolce odore.
Tu come fiore in frutto ti mutasti,
ed ora giaci marcia nel fetore.
E nel marciume sguazzano nefasti
mille dispensatori di terrore.

Sterminator Vesuvio, dacci il fuoco,
spargi la distruzion per miglia e miglia,
manda di lava un mar, che poco a poco
nel ventre tuo riporterà tua Figlia.
Sterminatore Nero, cambia gioco,
e avvolgi in te del male la Famiglia!

Ladri di sogni, uomini arroganti,
che la Sirena avete torturato,
invano piangerete tutti quanti!
Voi vostra Madre avete violentato
e la spogliaste, luridi briganti!
Dentro il suo ventre avete bivaccato,

ed or vorreste venia. Ma Giustizia
trionferà sui volti vostri sfatti.
Voi non mostraste alcuna pudicizia
nel compiere i più ignobili misfatti.
Affogherete allor nell'immondizia,
e per compagni avrete solo i ratti.

Voi camorristi ladri e spacciatori,
belve feroci, luridi assassini,
morrete dilaniati dai dolori.
Voi che uccideste gli uomini-bambini,
che i sogni rimpiazzaste con terrori
per arricchirvi gli animi meschini,

che vendevate agli altri morte e orrore
la Morte troverete tutti assieme.
 

Rinascerà Partenope qual fiore
e rivivrà di Napoli la speme,
quando del sogno rivivrà il colore,
quando nei bimbi avrà attecchito il seme.

(S.T., 1982)